
CSM e concorso in magistratura
Il 19 dicembre u.s. il Consiglio superiore della magistratura ha definito con archiviazione, a maggioranza e con il voto contrario dei soli consiglieri del Movimento per la Giustizia-Art.3, la pratica relativa alle verifiche ed agli accertamenti sullo svolgimento delle prove scritte del concorso a 500 posti di magistrato ordinario indetto con D.M. 27.2.2008, svoltesi a Milano nei giorni 19-21 novembre 2008.
La pratica era stata aperta su nostra iniziativa, all'indomani delle inquietanti notizie, fornite dalla stampa e dalla televisione, in ordine alle modalità di espletamento del concorso.
Nel corso della discussione plenaria abbiamo chiesto invano il ritorno della pratica in Commissione per l'espletamento di ulteriore attività istruttoria, da noi già inutilmente richiesta anche in sede di Commissione, durante i lavori cui abbiamo partecipato da esterni, non essendovi rappresentati.
Non abbiamo condiviso, invero, la circostanza che la Commissione abbia voluto frettolosamente portare all'attenzione del plenum del CSM una delibera monca, articolata sulla base di un'attività istruttoria carente, costituita essenzialmente dalla acquisizione delle relazioni del presidente della commissione di concorso (del 17, 20, 22 novembre e 6 dicembre) e del direttore generale della direzione dei magistrati del Ministero (del 25 novembre e 9 dicembre), nonché dalle audizioni - effettuate il 1° dicembre 2008 - dei commissari di concorso, del responsabile della direzione generale magistrati del Ministero della giustizia, dott. Di Amato, del direttore dell'ufficio concorsi, dott.ssa Celentano e del dirigente della Procura Generale di Milano, dott. Bonavolontà.
Nessun cenno nella delibera in esame del contenuto delle 19 missive, pervenute in Nona Commissione anche via e-mail, delle quali più della metà regolarmente sottoscritte da candidati che hanno segnalato disfunzioni gravi e meno gravi riguardanti soprattutto il ritardo verificatosi il 19 novembre nella dettatura della traccia di diritto amministrativo e la presenza in loco di testi non consentiti. Per saperne di più, in relazione alla dinamica degli eventi, avevamo inutilmente richiesto l'audizione di alcuni dei candidati esponenti.
Nessun cenno nella delibera medesima - sebbene da noi richiesto - del contenuto della risposta del Ministro della giustizia all'interrogazione parlamentare che, peraltro, si era sviluppata nel senso di una presa di distanza dall'operato della commissione di concorso.
Abbiamo sostenuto con forza che non vi era alcuna urgenza di definire, in tempi così brevi, una pratica dai risvolti così delicati, con una delibera che, agli occhi dell'opinione pubblica, avrebbe corso il rischio di essere additata - come poi è puntualmente avvenuto - come una risposta corporativa e sostanzialmente "a tutela" dell'operato della commissione di concorso. Per di più, in una situazione in cui è in corso di indagine preliminare il procedimento aperto presso la Procura della Repubblica di Milano ed iscritto a mod. 45 a seguito di varie denunce pervenute.
Del resto, diversi sono gli aspetti discutibili o non ancora chiariti della vicenda concorsuale.
Secondo quanto affermato nella relazione del Presidente Fumo sarebbero stati "schermati" i settori riservati ai candidati onde evitare comunicazioni telefoniche. Questo assunto è stato smentito dal Direttore generale del Ministero, dott. Di Amato, che ha ammesso la mancanza di schermatura elettronica nei padiglioni ove si svolgeva il concorso, riscontrata peraltro dal sequestro di apparecchi telefonici che risultavano funzionanti all'interno dei locali. E' appena il caso di rilevare che, come si legge nella relazione ministeriale, la "possibilità di una schermatura elettronica, non ipotizzabile per la sede di Roma" era stata una delle ragioni che avevano condotto l'autorità competente alla scelta di Milano quale sede esclusiva di concorso.
Quanto alla identificazione dei circa 5.600 candidati (con tesserini privi di fotografia) ed al controllo dei testi e dei codici all'ingresso delle sale di esame (almeno 28.000 volumi), inutilmente abbiamo richiesto l'acquisizione di notizie più in dettaglio sui controllori (250 persone per ogni turno dislocate su 26 postazioni). Del pari, inutilmente abbiamo chiesto notizie sui 23 funzionari di segreteria e sui 750 addetti alla vigilanza durante le prove. L'accoglimento delle nostre richieste istruttorie avrebbe forse aiutato a comprendere le ragioni della discrasia tra l'enorme numero di impiegati addetti al controllo e gli insufficienti effetti del controllo medesimo.
Dall'istruttoria espletata è invece emerso che la lista dei testi "ammissibili" o "inammissibili", in possesso dei controllori, non è stata redatta dalla commissione di concorso, ma tale lista altro non era che quella distribuita in occasione del precedente concorso e che la commissione non aveva neppure preventivamente visionato. Emerge, quindi, un evidente difetto di coordinamento tra la Commissione e la struttura di supporto.
Quanto allo svolgimento delle prove, non ci ha convinto la scelta di non sorteggiare le materie nei diversi giorni di esame. E' vero che non vi era obbligo di legge in tal senso, ma è pur vero che ragioni di opportunità e di trasparenza avrebbero dovuto indurre la commissione di concorso a procedere al sorteggio, così come le stesse ragioni di opportunità e di trasparenza inducono da anni il CSM a sorteggiare l'individuazione dei commissari di concorso.
Ma, soprattutto, non ci ha convinto l'indisturbato allontanamento del commissario, prof. Fabio Santangeli (poi dimessosi il 25 novembre), il giorno 19, che è stato la principale causa dell'abnorme ritardo nella dettatura della traccia di "diritto amministrativo", avvenuta alle ore 14.00. Non ci hanno in particolare convinto le giustificazioni fornite sul punto dal Presidente della commissione, secondo il quale non era in alcun modo possibile trattenere nella sala il professore, senza chiarire la ragione perché non fosse stata approfondita sin dal primo momento la disponibilità di tempo del professore, evitando che partecipasse alla elaborazione dei testi.
Infatti, l'inopinato allontanamento del professore ha reso necessario ripetere l'operazione (già effettuata) di individuazione/elaborazione delle tre tracce da sorteggiare, con l'ulteriore conseguenza della dettatura di una traccia ambigua, che ha causato ulteriori problemi di ordine pubblico, a causa delle diverse letture possibili.
L'esistenza di queste accertate disfunzioni ed il mancato chiarimento di aspetti essenziali ai fini di un regolare e sereno svolgimento delle prove di esame avrebbero consigliato maggiore cautela nell'adozione di una delibera di archiviazione da parte del CSM. Non si è compreso che solo una adeguata istruttoria avrebbe dissipato tutti i dubbi e reso più forte l'operato della Commissione.
Il nostro voto contrario è determinato esclusivamente dall'esigenza di accertamento della verità. Esso non significa e non può significare "condanna" di chicchessia, ma rappresenta una decisa presa di distanza da una logica di "tutela" preventiva ed incondizionata in favore di tutti i protagonisti istituzionali della vicenda, troppo frettolosamente ritenuti attendibili pur in difetto di quel "contraddittorio" con le voci dissonanti (i candidati) da noi richiesto e ribadito.
Il voto contrario non significa quindi che riteniamo sussistere i presupposti per l'annullamento del concorso in via di autotutela, ma testimonia il nostro disaccordo su una risposta istituzionale del tipo "tout va très bien madame la marquise!".
Mario Fresa Ciro Riviezzo Dino Petralia
Nel corso della discussione plenaria abbiamo chiesto invano il ritorno della pratica in Commissione per l'espletamento di ulteriore attività istruttoria, da noi già inutilmente richiesta anche in sede di Commissione, durante i lavori cui abbiamo partecipato da esterni, non essendovi rappresentati.
Non abbiamo condiviso, invero, la circostanza che la Commissione abbia voluto frettolosamente portare all'attenzione del plenum del CSM una delibera monca, articolata sulla base di un'attività istruttoria carente, costituita essenzialmente dalla acquisizione delle relazioni del presidente della commissione di concorso (del 17, 20, 22 novembre e 6 dicembre) e del direttore generale della direzione dei magistrati del Ministero (del 25 novembre e 9 dicembre), nonché dalle audizioni - effettuate il 1° dicembre 2008 - dei commissari di concorso, del responsabile della direzione generale magistrati del Ministero della giustizia, dott. Di Amato, del direttore dell'ufficio concorsi, dott.ssa Celentano e del dirigente della Procura Generale di Milano, dott. Bonavolontà.
Nessun cenno nella delibera in esame del contenuto delle 19 missive, pervenute in Nona Commissione anche via e-mail, delle quali più della metà regolarmente sottoscritte da candidati che hanno segnalato disfunzioni gravi e meno gravi riguardanti soprattutto il ritardo verificatosi il 19 novembre nella dettatura della traccia di diritto amministrativo e la presenza in loco di testi non consentiti. Per saperne di più, in relazione alla dinamica degli eventi, avevamo inutilmente richiesto l'audizione di alcuni dei candidati esponenti.
Nessun cenno nella delibera medesima - sebbene da noi richiesto - del contenuto della risposta del Ministro della giustizia all'interrogazione parlamentare che, peraltro, si era sviluppata nel senso di una presa di distanza dall'operato della commissione di concorso.
Abbiamo sostenuto con forza che non vi era alcuna urgenza di definire, in tempi così brevi, una pratica dai risvolti così delicati, con una delibera che, agli occhi dell'opinione pubblica, avrebbe corso il rischio di essere additata - come poi è puntualmente avvenuto - come una risposta corporativa e sostanzialmente "a tutela" dell'operato della commissione di concorso. Per di più, in una situazione in cui è in corso di indagine preliminare il procedimento aperto presso la Procura della Repubblica di Milano ed iscritto a mod. 45 a seguito di varie denunce pervenute.
Del resto, diversi sono gli aspetti discutibili o non ancora chiariti della vicenda concorsuale.
Secondo quanto affermato nella relazione del Presidente Fumo sarebbero stati "schermati" i settori riservati ai candidati onde evitare comunicazioni telefoniche. Questo assunto è stato smentito dal Direttore generale del Ministero, dott. Di Amato, che ha ammesso la mancanza di schermatura elettronica nei padiglioni ove si svolgeva il concorso, riscontrata peraltro dal sequestro di apparecchi telefonici che risultavano funzionanti all'interno dei locali. E' appena il caso di rilevare che, come si legge nella relazione ministeriale, la "possibilità di una schermatura elettronica, non ipotizzabile per la sede di Roma" era stata una delle ragioni che avevano condotto l'autorità competente alla scelta di Milano quale sede esclusiva di concorso.
Quanto alla identificazione dei circa 5.600 candidati (con tesserini privi di fotografia) ed al controllo dei testi e dei codici all'ingresso delle sale di esame (almeno 28.000 volumi), inutilmente abbiamo richiesto l'acquisizione di notizie più in dettaglio sui controllori (250 persone per ogni turno dislocate su 26 postazioni). Del pari, inutilmente abbiamo chiesto notizie sui 23 funzionari di segreteria e sui 750 addetti alla vigilanza durante le prove. L'accoglimento delle nostre richieste istruttorie avrebbe forse aiutato a comprendere le ragioni della discrasia tra l'enorme numero di impiegati addetti al controllo e gli insufficienti effetti del controllo medesimo.
Dall'istruttoria espletata è invece emerso che la lista dei testi "ammissibili" o "inammissibili", in possesso dei controllori, non è stata redatta dalla commissione di concorso, ma tale lista altro non era che quella distribuita in occasione del precedente concorso e che la commissione non aveva neppure preventivamente visionato. Emerge, quindi, un evidente difetto di coordinamento tra la Commissione e la struttura di supporto.
Quanto allo svolgimento delle prove, non ci ha convinto la scelta di non sorteggiare le materie nei diversi giorni di esame. E' vero che non vi era obbligo di legge in tal senso, ma è pur vero che ragioni di opportunità e di trasparenza avrebbero dovuto indurre la commissione di concorso a procedere al sorteggio, così come le stesse ragioni di opportunità e di trasparenza inducono da anni il CSM a sorteggiare l'individuazione dei commissari di concorso.
Ma, soprattutto, non ci ha convinto l'indisturbato allontanamento del commissario, prof. Fabio Santangeli (poi dimessosi il 25 novembre), il giorno 19, che è stato la principale causa dell'abnorme ritardo nella dettatura della traccia di "diritto amministrativo", avvenuta alle ore 14.00. Non ci hanno in particolare convinto le giustificazioni fornite sul punto dal Presidente della commissione, secondo il quale non era in alcun modo possibile trattenere nella sala il professore, senza chiarire la ragione perché non fosse stata approfondita sin dal primo momento la disponibilità di tempo del professore, evitando che partecipasse alla elaborazione dei testi.
Infatti, l'inopinato allontanamento del professore ha reso necessario ripetere l'operazione (già effettuata) di individuazione/elaborazione delle tre tracce da sorteggiare, con l'ulteriore conseguenza della dettatura di una traccia ambigua, che ha causato ulteriori problemi di ordine pubblico, a causa delle diverse letture possibili.
L'esistenza di queste accertate disfunzioni ed il mancato chiarimento di aspetti essenziali ai fini di un regolare e sereno svolgimento delle prove di esame avrebbero consigliato maggiore cautela nell'adozione di una delibera di archiviazione da parte del CSM. Non si è compreso che solo una adeguata istruttoria avrebbe dissipato tutti i dubbi e reso più forte l'operato della Commissione.
Il nostro voto contrario è determinato esclusivamente dall'esigenza di accertamento della verità. Esso non significa e non può significare "condanna" di chicchessia, ma rappresenta una decisa presa di distanza da una logica di "tutela" preventiva ed incondizionata in favore di tutti i protagonisti istituzionali della vicenda, troppo frettolosamente ritenuti attendibili pur in difetto di quel "contraddittorio" con le voci dissonanti (i candidati) da noi richiesto e ribadito.
Il voto contrario non significa quindi che riteniamo sussistere i presupposti per l'annullamento del concorso in via di autotutela, ma testimonia il nostro disaccordo su una risposta istituzionale del tipo "tout va très bien madame la marquise!".
Mario Fresa Ciro Riviezzo Dino Petralia