GIUSTIZIA INSIEME
In occasione del "ventennale" del Movimento per la Giustizia (oggi Movimento per la Giustizia/Art. 3), è stato pubblicato il "numero 0" di una rivista "GIUSTIZIA INSIEME", che già dal titolo esprime un progetto: riflettere sui vari problemi della giustizia non in modo autoreferenziale o comunque interno alla magistratura, ma sempre insieme ai tanti soggetti "non togati", che possono offrire contributi originali e di grande interesse, su un tema che è troppo importante per restare confinato nell'ambito degli appartenenti all'ordine giudiziario.
Di seguito si pubblicano la presentazione della rivista (strutturata su interventi "a due voci" su ogni singolo argomento), l'indice e la copertina.
Due voci. Ogni tema, appartenente alle vaste problematiche del mondo della giustizia, sempre trattato a due voci. Una interna alla magistratura; una a lei esterna, competente sul tema per esperienza di vita, professionale o di studio, di aree culturali anche tra loro diverse.
E’ il carattere distintivo di quella che negli auspici dovrebbe a breve diventare la Rivista del Movimento per la giustizia - Articolo 3, che quest’anno “festeggia” i venti anni dalla sua costituzione realizzando, anche e finalmente, quella previsione statutaria che fin dall’origine individuava l’esigenza di proporre, all’interno della magistratura ma pure alle varie articolazioni della società civile coinvolte nel mondo della giustizia o ad esso interessate, le idee ed i valori della giurisdizione servizio.
Una giurisdizione nella quale i principi indefettibili dell’indipendenza e dell’autonomia – dei singoli magistrati e dell’intero ordine-magistratura – sono non finalizzati al privilegio corporativo, ma strumentali alla qualità del servizio e della funzione resa, secondo i dettami della Carta costituzionale.
Una giurisdizione attenta al mondo, alla società, che vive la propria sola soggezione alla legge – unica soggezione del magistrato prevista e imposta dalla Costituzione – nella consapevolezza dell’esigenza dell’assoluta necessità di una professionalità adeguata e responsabile, quale solo il confronto con il mondo esterno può compiutamente dare.
Perché le parole che formano le leggi mutuano il loro autentico significato dal mondo esterno, che sia la scienza del settore ovvero il valore condiviso o atteso, quando non la stessa esperienza di vita.
Uno dei rilievi più insidiosi che vengono mossi nei confronti della magistratura è quello di indulgere ad una chiusura corporativa autoreferenziale. Non sempre si tratta di una critica fondata, ma non possiamo ragionevolmente escludere che abbia ancora oggi qualche fondamento l’ammonimento di Calamandrei che, nell’ormai “storico” Elogio dei giudici scritto da un avvocato, ricordava come: “… la carriera (e la tragedia) dei giudici è tutta qui: si nasce uditori, ma si finisce sordi…”.
Ecco perché abbiamo inteso dare piena concretizzazione alla volontà di ascolto delle esperienze e professionalità esterne alla magistratura, in un format editoriale ambizioso, forse anche coraggioso, ma certamente più impegnativo.
Due voci, per due punti di vista. Il secondo sempre ‘laico’. Quindi proveniente da chi – non magistrato – vive la tematica che si tratta, con un approccio che non è (forse inevitabilmente e sia pure con intensità diverse) caratterizzato da un’esperienza ed un’ottica che sempre fanno correre il rischio di porre al centro il magistrato e la magistratura, anziché il cittadino e i suoi diritti come riconosciuti ed affermati dalla nostra Costituzione.
Questo punto di vista esterno e ‘laico’, prezioso e voluto, è sollecitato anche per quelle tematiche che sono state troppo spesso considerate solo ‘interne’, quasi private della corporazione magistratura: ne è esempio, in questo ‘numero 0’, l’intervento pure di un avvocato sulla figura e sul ruolo del dirigente dell’ufficio giudiziario: un tema centrale per il futuro dei nostri uffici, dopo la Riforma dell’Ordinamento giudiziario e nel momento della sua prima applicazione, e quindi un tema che, appunto, non può appartenere alla sola magistratura.
Tutti gli argomenti, secondo la formula della disamina parallela ma sinergica, sono selezionati sulla base dell’attualità e della rilevanza, in aree tematiche che affrontano i temi strettamenti “giudiziari”e ordinamentali, ma sono attente anche a quelli sociali e politici, con le loro implicazioni sull’idea ed esperienza stessa di “giustizia”.
E sempre guardando ai problemi della giustizia dal punto di vista del cittadino, perché questo è sempre stato l’approccio originale del Movimento nel panorama dell’associazionismo di magistratura.
Ed allora ecco le due voci. Voci libere, e che vorremmo sempre autorevoli, perché gli spunti offerti determinino una riflessione efficace, in grado di incidere sul seguito della concreta esperienza lavorativa dei magistrati e degli altri operatori di giustizia, ma anche sul pensiero dei cittadini non professionalmente coinvolti nel nostro mondo, e in definitiva sulla crescita di una cultura comune della giustizia, e della giurisdizione, in cui i valori di indipendenza e responsabilità dei magistrati e quelli dell’efficacia di una giustizia in
tempi ragionevoli, secondo le regole, ed uguale per tutti, coesistono senza gerarchie tra loro, indissolubilmente legati.
Ferma è la nostra consapevolezza che la giustizia non è affare privato dei magistrati, o degli avvocati.
Una consapevolezza che non deve rimanere pensiero astratto, ma che vuole tradursi nel modo di lavorare, nelle prassi virtuose, nell’attenzione costante alle legittime aspettative dei singoli cittadini utenti della concreta quotidiana amministrazione della giustizia, nella valorizzazione della professionalità per giungere a decisioni giuste corrette e in tempi ragionevoli, nel coinvolgimento degli altri operatori perché l’intero sistema funzioni secondo una coerenza costante, evitando i limiti, quando non i danni, di risposte occasionali ed episodiche, in quanto tali percepite come insufficienti e inadeguate, quando non ingiuste, pur se ineccepibili secondo il diritto vigente.
E’ allora ovviamente necessario l’apporto della magistratura, ma anche dell’avvocatura e dell’accademia, insieme con quello delle persone che compongono la struttura amministrativa e di chi guarda con interesse i temi di giustizia.
Come magistrati siamo consapevoli che le nostre istanze di cambiamento del servizio giustizia possono essere utilmente veicolate solo attraverso iniziative plurali, che coinvolgano anche ambienti diversi da quello togato e con questo si confrontino in vista di obiettivi comuni.
Una sinergia indispensabile, pur nella diversità di ruoli, attenti a comprendere e valorizzare i possibili contributi delle diverse categorie; ma non sufficiente, se non accompagnata dal recupero di fiducia dei cittadini.
Giustizia insieme, allora, perché soltanto “insieme” potremo conseguire il risultato voluto dalla Costituzione ed atteso dai cittadini.
ERNESTO AGHINA CARLO CITTERIO
Giovanni Tamburino, Vito D'Ambrosio, Ernesto Aghina, Carlo Citterio, Antonello Ardituro
Luigi Lanza – Luigi Ferrarella
Alfonso Amatucci – Emanuele Lezoche
La “nuova” dirigenza degli uffici giudiziari: per una gestione “partecipata”
Patrizia Morabito – Antonio F. Rosa
Retribuzione, indipendenza dei magistrati, efficacia della giurisdizione
Gioacchino Natoli – Renato Romano
Carlo Sabatini – Silvio Bolloli
Roberto Conti – Mario Serio
Pasquale D’Ascola – Andrea Pasqualin
Giorgio Lattanzi – Glauco Giostra