RESPONSABILITA’ CIVILE DIRETTA E LAVORO DEL MAGISTRATO
di Pasquale PROFITI
Immaginiamo la scena. Il Pubblico Ministero riceve su appuntamento l’indagato, qualche giorno prima dell’interrogatorio formale. Una chiacchierata intramoenia, in uno spazio del palazzo di giustizia. Prima o dopo il colloquio l’indagato passa alla cassa per pagare la prestazione professionale. Si discute su quale sia la migliore difesa possibile per l’accusa che lo riguarda o che riguarda un suo famigliare. Segue l’interrogatorio; sarebbe prevista la presenza della difesa; ma a cosa serve un avvocato a chi ha già parlato con colui che deve decidere del suo destino? Se poi quell’indagato è scrupoloso e danaroso, per essere sicuro dell’archiviazione della sua accusa potrebbe prendere appuntamento, sempre intramoenia, con il giudice che dovrà decidere sulla richiesta, avanzata dal Pubblico Ministero, di chiudere il suo caso.
Diciamo che un sistema del genere vedrebbe ai primi posti delle classifiche mondiali, in fatto di reddito, i magistrati italiani.
Assurdo, vero? Tanto quanto la solita, abusata e falsamente ragionevole affermazione: i medici pagano per le loro colpe, è giusto che lo facciano anche i magistrati. Vogliamo che anche loro siano responsabili. Ai medici talora si aggiungono gli ingegneri, gli avvocati, gli architetti e così via; ma la sostanza non cambia. Tutti devono essere parimenti responsabili. Bene: vogliamo i magistrati come i medici? Date loro la responsabilità; costerà qualche centinaio di euro in più di assicurazione; ma la par condicio deve essere totale; a loro va data anche la libera professione: ci renderete milionari.
Sto ovviamente ragionando per assurdo. Non m’interessano quei soldi.
I magistrati svolgono una professione, non più importante di quella di tutte le altre categorie di lavoratori. Personalmente, se dovessi far affidamento nella mia vita ad un magistrato e ad un medico e ne potessi avere solo uno dei due bravo, spererei nella bravura del secondo. Ma è una professione, quella del magistrato, radicalmente diversa dalle altre. Per definizione, verrebbe da dire per natura, scontentano qualcuno, quasi sempre, anche quando fanno benissimo il loro mestiere. Ed anzi, spesso, meglio lo fanno, quel mestiere, più fanno arrabbiare: i mafiosi, i corrotti, gli evasori sarebbero contenti di pubblici ministeri poco vogliosi di approfondire, per nulla curiosi, chiusi per qualche ora nel loro ufficio solo concentrati a chiudere presto i loro fascicoli d’indagine, quelli più semplici. Temono, quei criminali, quelli bravi. Esattamente l’opposto dei medici, architetti, ingegneri, idraulici, elettricisti: tutti cerchiamo i migliori.
Ecco perché i magistrati devono rispondere e rispondono senza sconto alcuno per i reati da loro commessi. Non sono pochissimi quelli arrestati e condannati.
Ecco perché i magistrati devono rispondere e rispondono senza sconto alcuno dei danni erariali dinanzi alla Corte dei conti, con verifiche periodiche effettuate dal Ministero dell’economia e delle finanze su come spendiamo i soldi del contribuente per le nostre indagini ed i nostri processi.
Ecco perché i magistrati devono rispondere e rispondono dal punto di vista disciplinare come nessun altra categoria di pubblici dipendenti, statistiche alla mano, e come nessun altra categoria di professionisti dinanzi al loro Ordine. Ed un magistrato che è condannato per un reato commesso nell’esercizio della sua funzione viene regolarmente destituito.
Ecco perché i magistrati non possono e non dovrebbero essere chiamati direttamente a rispondere civilmente per la loro attività. Intendiamoci: nessuno asserisce che un magistrato che per colpa ha cagionato un danno patrimoniale ad un cittadino debba essere immune. E non lo è. Come in tutti gli altri Stati civili il cittadino che ritiene di essere stato pregiudicato da una condotta negligente di un magistrato, agisce nei confronti dello Stato. Accertata la responsabilità, lo Stato, costretto a pagare a quel cittadino, si rivale sul magistrato.
Insomma i magistrati rispondono già in maniera molto più intensa: penalmente, disciplinarmente, contabilmente. Una responsabilità civile diretta li metterebbe sotto costante minaccia di chi vuole esercitare verso di loro pressioni o vendette. Normalmente la parte più forte, quella che può permettersi di spendere per avvocati e costi processuali. E non si venga a dire che i magistrati dovrebbero essere talmente forti psicologicamente da resistere a tali pressioni. Abbiamo già dimostrato e dimostriamo ogni giorno di resistere a minacce che talora arrivano a mettere in pericolo le nostre vite. Qui il problema è che passeremmo la nostra vita a difenderci da centinaia e centinaia di cause; e poco importa che alla fine, nella maggioranza dei casi, si dimostrerebbe l’assenza di responsabilità. Il sistema giudiziario diverrebbe una sorta di mercato a chi di più e meglio sa alzare la posta del ricatto e della ritorsione. Almeno questo, all’Italia, risparmiamolo.
PASQUALE PROFITI
Magistrato in Trento