Comunicazione del Segretaroio nazionale del 25 ottobre 2006
Prendo a prestito (anche se "non autorizzato") stralci di un primo commento a caldo del sempre lucido e puntuale Edmondo B.L. sull'esito parlamentare del DDL Mastella :
"Decreto n. 109 sul disciplinare: il testo, nella parte sostanziale recepiva in larga misura il risultato di una ormai consolidata individuazione di fattispecie, che dunque non vi era ragione di modificare. Inaccettabili erano alcune ben individuate fattispecie, in particolare quelle introdotte sulla scia dell'emendamento Bobbio. Alcuni problemi sono rimasti, ma tutte le previsioni più pericolose sono state eliminate; una valutazione positiva si deve dare anche per le modifiche alla parte processuale. Rimane il dato, preoccupante, della sostanziale eliminazione dell'intervento del Csm con il trasferimento ex art. 2...."
"...Decreto n.106 sulle Procure; accanto a qualche norma ragionevole , si consolida sui punti più significativi un netto arretramento.La magistratura non è riuscita a far passare , nell'opinione pubblica e nel mondo politico, il messaggio culturale di una organizzazione di procura in cui al potere di coordinamento ed indirizzo del capo si affiancasse la valorizzazione e la responsabilizzazione di tutti i magistrati addetti all'ufficio...."
"...Decreto n. 160 sulle carriere. E' il cardine della riforma Castelli, devastante per il messaggio culturale che portava, contrario alla lettera e allo spirito della Costituzione. La sospensione totale con la sterilizzazione della scelta giudice/PM è un successo importantissimo e niente affatto scontato..."
Al di là delle valutazioni nel merito, credo che si tratti di un'efficace sintesi in gran parte condivisibile che però non può lasciar passare sotto silenzio che:
a) la nuova maggioranza ha sostanzialmente tradito gran parte dei suoi impegni preelettorali in materia di giustizia , lasciando in vita tutte le "leggi vergogna", varando un indulto "secco", generalizzato e devastante (anche dal punto di vista della sicurezza sociale), e per di più attaccando, con la struttura del trattamento retributivo dei magistrati, uno dei fondamentali strumenti normativi di garanzia dello statuto professionale del giudice "effettivamente" non sottoposto all'Esecutivo ;
b) la scelta bipartisan sulle Procure, vero "punto strategico" dell'offensiva revanchista del Potere politico per la limitazione e il contenimento al di sotto dei "livelli di guardia"del controllo di legalità , costituisce fatto di assoluta gravità , anche perchè rappresenta il dato semantico più allarmante di un sostanziale compattamento di entrambi gli schieramenti "contro" i poteri di garanzia e per la normalizzazione della magistratura
c)il comportamento complessivo del Governo e della Maggioranza fa sorgere seri dubbi e perplessità sull'esito del decreto 160, in quanto se sono veri i presupposti sub a) e b), c'è ragionevolmente da temere che la "sospensione totale" non sarà seguita da riforme di "buona qualità costituzionale". Certo su questo terreno ci siamo, e ci dovremo, ancora molto impegnare ma è chiaro che se i propositi e le motivazioni reali saranno quelli manifestatisi sul decreto 106 c'è da temere una riedizione solo un po' camuffata del vecchio schema
In sintesi, nonostante tutto e nonostante che gli sforzi dell'ANM abbiano consentito di "ridurre", talvolta in modo consistente, "i danni"(ad es. nel disciplinare anche se lo smisurato potere del PG, in perfetta simmetria con quello dei capi delle procure, non può non destare più di una preoccupazione) non vi è dubbio che il sistema si è complessivamente allontanato, e non di poco, dagli approdi indicati dalla Settima Disposizione transitoria.
Se a tutto ciò si aggiunge l'imprevedibile emergere di una impensabile "questione economica alla rovescia", ispirata ad evidenti intenti punitivi e sorretta per di più da una rozza filosofia "produttivistica" del tutto inadeguata e anzi incompatibile con ogni prospettiva di serie riforme per il recupero di efficienza e professionalità , credo che risultino evidenti le ragioni di un malcontento giustificato e diffuso, e pressanti le esigenze di una forte, urgente mobilitazione. In questo senso ritengo che il prossimo cdc, "permanentemente " convocato, debba concretamente dire una parola chiara e netta senza preoccupazioni di sorta per le prevedibili critiche e per i pur concretissimi pericoli di eventuali azioni ritorsive.
Ciò premesso però dobbiamo rifiutare ogni tentazione di distruggere lo strumento associativo, respingendo fermamente processi sommari tanto ingiusti quanto fuorvianti, al di là del dispiacere e della delusione che qualcuno, o molti di noi possono legittimamente provare nel vedere i fieri oppositori politici di ieri riproporsi come prudenti e attenti eredi del Ministero Castelli.
L'ANM infatti ha finora tenuto una linea di responsabile considerazione ed apertura di tutti gli spiragli esistenti per contrastare l'aggressione in atto da più di un quinquennio, e per arrivare a risultati accettabili sul piano delle riforme ormai indifferibili.
Come sempre, e come già nei confronti del Ministro Castelli, le azioni di protesta dovranno ora essere adeguatamente ponderate, valutate, e quindi condivise ed attuate all'esito (eventualmente negativo), e non potevano certo precedere il momento del confronto e del dialogo.
Come sempre occorrerà quindi fare un bilancio dei risultati ottenuti e non ottenuti, e decidere conseguentemente. Solo dopo che queste decisioni saranno adottate, sarà legittimo giudicarle ed eventualmente censurarle, ricordando, quanto ai facili e poco responsabili appelli a "stracciare le tessere" diffusi anche su questa lista, che questo è proprio l'obbiettivo primario del programma politico da noi avversato, giacché indebolire , o peggio, eliminare l'ANM significherebbe nei fatti renderci inermi di fronte ai fautori di tale programma. Chi ne dubita si confronti con la storia di questi ultimi decenni e provi a immaginare senza la presenza e l'azione dell'ANM cosa ne sarebbe stato, e ne sarebbe oggi della magistratura e dei suoi organi di autotutela.
Quanto ai vituperati ministeriali, chiarito che il Movimento, e il sottoscritto personalmente non avvertono alcun freno inibitore e metus di sorta per la presenza negli apparati ministeriali di alcuni stimati colleghi, alcuni dei quali provenienti da importanti esperienze associative, è appena il caso di ricordare che essi non sono certo responsabili della linea politica dell'Esecutivo, e che solo in singoli, specifici casi di diretto, personale coinvolgimento nelle sue scelte, e/o di grave compromissione della dignità professionale del magistrato è comprensibile un attacco nei loro riguardi.
Smettiamo quindi di confondere masochisticamente obbiettivi, strategie e interlocutori dialettici, e cerchiamo di dare, nel confronto delle legittime, diverse posizioni, il massimo contributo di compattezza ed energia collettiva alle decisioni che nei prossimi giorni e nei prossimi mesi, nelle sedi associative proprie (CDC e assemblea nazionale, "autoconvocata" o no) dovranno essere prese ed attuate.
Nino Condorelli
Segr.gen. Movimento per la Giustizia