CSM NEWS n. 8 del 29 febbraio 2008
SOMMARIO
1) Ricordo di Gianfranco Manzo.
2) Copertura posti Procuratori Gela, Caltanissetta e Catania.
3) Visite Capo dello Stato e Ministro della Giustizia.
4) Caso Sirleo.
5) Risoluzione Nicosia.
Da pochi giorni è scomparso Gianfranco Manzo, già Consigliere di cassazione e da ultimo Capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia. Gianfranco ha incarnato i valori e gli ideali del Movimento per la Giustizia, al quale aveva da sempre aderito. Ricordiamo la sua altissima professionalità, sperimentata in vari incarichi e funzioni, il suo senso del dovere, ma consentiteci di ricordare soprattutto l’amico. La sua signorilità, la pacatezza dei modi, pur nella determinazione volitiva, la sua abitudine a discutere e persuadere invece che imporre, la sua umiltà, tanto più significativa quanto grande era la sua cultura, restano per noi una lezione di vita e di professione. Gianfranco ha lottato con estrema dignità negli ultimi mesi contro un male incurabile, lavorando fino agli ultimi giorni e lasciandoci un esempio raro di come sia possibile affrontare con serenità e forza d’animo anche i momenti estremi. Sul sito giustizia.it si possono leggere una sua breve biografia e i discorsi pronunciati in occasione del funerale (al quale è stato presente Ciro in rappresentanza della delegazione consiliare, impegnata per motivi di servizio). Toccante, tra gli altri, il ricordo di Alfonso Amatucci, amico fraterno di Gianfranco.
Copertura posti Procuratori Gela, Caltanissetta e Catania.
Il Plenum del CSM ha deliberato la nomina di alcuni Procuratori in Sicilia. In particolare, alla Procura di Gela è stata assegnata la collega Lucia Lotti, sostituto procuratore a Roma, che ha prevalso sul collega Salvatore De Luca Sostituto P.G. a Caltanissetta. Abbiamo votato per la Lotti, convinti dal suo eccezionale curriculum professionale, che ne ha fatto uno dei sostituti più apprezzati nella difficile Procura di Roma. La collega si è particolarmente distinta nel coordinamento di alcune aree di lavoro, dimostrando notevolissime capacità organizzative. Ciò le ha consentito di superare il pur ottimo collega De Luca (del quale abbiamo appoggiato la proposta per un altro posto), che pure poteva vantare notevoli esperienze e una maggiore conoscenza del territorio, e che è risultato recessivo solo in una comparazione con le più significative esperienze professionali della Lotti. Alla Procura di Caltanissetta è stato nominato il collega Sergio Lari, Procuratore Aggiunto a Palermo, che è stato scelto a larga maggioranza a preferenza del collega Guido Lo Forte, che riveste le medesime funzioni. Si tratta di due colleghi eccezionali e molto noti per la loro elevata professionalità, veri e propri protagonisti, insieme ad altri, della lotta alla mafia negli ultimi decenni. A nostro modo di vedere, Sergio è giustamente prevalso in virtù della maggiore esperienza direttiva (è stato anche Procuratore a Trapani, seppure per un periodo non molto esteso, ma che gli ha consentito di dimostrare le sue doti organizzative, risanando in poco tempo una situazione assai precaria) ed ordinamentale (tra l’altro è stato componente del CSM). All’amico Sergio i migliori auguri di buon lavoro, nella certezza di aver fatto la scelta migliore possibile. Infine, è stato nominato Procuratore di Catania il collega D’Agata, Procuratore Aggiunto a Catania, che è prevalso sul collega Renato Di Natale, Procuratore Aggiunto a Caltanissetta. La votazione è finita 13 a 13, ed è prevalso D’Agata in virtù del voto decisivo del Vice-Presidente Mancino (a parità di voti era comunque il più anziano dei due). A favore di D’Agata ha votato Unicost, tutti i laici di centro-sinistra, il Presidente Carbone e Saponara. A favore di Di Natale abbiamo votato noi, MD, MI, il P.G. Delli Priscoli, Bergamo e Anedda. Ci sembra che il Consiglio abbia perso una ottima occasione per dare un segnale di grande rinnovamento in una Procura difficile, che negli anni passati ha vissuto contrasti notevoli. Abbiamo votato per Di Natale convinti dalla sua eccezionale carriera (ed infatti abbiamo ritenuto che dovesse valere il suo spiccato rilievo), dalla pluralità di esperienze, requirenti e giudicanti, anche semidirettive, dalle sue esperienze direttive, che gli altri aspiranti, ed in particolare D’Agata, non potevano vantare. Inoltre, le audizioni di alcuni candidati (lo stesso D’Agata, Papa, Campisi), avevano evidenziato alcuni aspetti, analiticamente descritti per ciascuno nella motivazione della nostra proposta, che ci avevano convinti che era più opportuno rivolgersi ad un aspirante proveniente da altra sede, ed in particolare a Di Natale. Come è scritto nella nostra proposta, a volte la eccessiva permanenza in un ufficio ed in una sede può comportare problemi, in particolare impedendo di valutare con la dovuta attenzione aspetti organizzativi non condivisibili. E’ ciò che, a nostro parere, è accaduto al collega D’Agata, che pure può vantare una lunga esperienza semidirettiva. Per maggiori spiegazioni, incompatibili con le dimensioni di questo intervento, rimandiamo alla lettura della nostra proposta.
Il 14 febbraio 2008 il Plenum del CSM è stato presieduto dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano ed ha avuto come oggetto i rapporti tra politica e giustizia. La seduta era stata programmata all’indomani delle note polemiche connesse alle dimissioni del Ministro Mastella a seguito dell’indagine di Santa Maria Capua Vetere. Il contenuto dell’intervento del Presidente è stato reso noto dalla stampa. Per noi è intervenuto Ciro Riviezzo (sono intervenuti anche Pepino, Berruti, Anedda, Siniscalchi, Patrono, oltre a Mancino), che ha ricordato come le critiche ai provvedimenti giudiziari sono sempre ammesse, ma non devono trasformarsi in generiche ed indimostrate accuse di parzialità “politica”, pena la delegittimazione dell’intera giurisdizione. Ha inoltre ricordato lo sforzo di modernizzazione che sta compiendo in questo periodo il C.S.M. nell’attuazione della riforma dell’ordinamento giudiziario, e ammonito sulla necessità di superare vecchie logiche di appartenenza.
Il 21 febbraio 2008 è intervenuto al Plenum il nuovo Ministro della Giustizia, Luigi Scotti, già Presidente del Tribunale di Roma, oggi in pensione. Il Ministro ha esposto il suo programma, tarato sulla prevedibile breve durata del suo dicastero e votato all’attuazione di alcuni provvedimenti in itinere, soprattutto di carattere amministrativo. Per noi è intervenuto Mario Fresa, che ha indicato alcuni possibili interventi nel breve periodo ed augurato buon lavoro all’amico Scotti.
E’ stata approvata dal plenum una delibera di trasferimento che ha avuto come presupposto la revoca della proposta da parte del designato, il collega Sirleo, sostituto a Napoli, dopo la scadenza dei termini. Si tratta di una ipotesi prevista in via del tutto eccezionale dalla circolare, per straordinarie esigenze di servizio (o familiari o di salute). Noi (e l’intero CSM) siamo sempre stati molto rigidi nell’interpretazione di questa disposizione, per evitare possibili abusi, negando la possibilità di revoca in alcuni casi. Secondo noi in questo caso l’istanza di revoca andava accolta (come è stata accolta) in ragione delle eccezionali ragioni di servizio evidenziate dal Procuratore Capo di Napoli (Sirleo è assegnatario di una serie di procedimenti molto complessi direttamente collegati con l’emergenza rifiuti campana), in virtù di due criteri che riteniamo debbano sempre ricorrere in questi casi: che le esigenze di servizio (o familiari o di salute) siano sopravvenute rispetto al termine di scadenza della possibilità di revoca; che non debbono essere fronteggiabili con gli ordinari strumenti ordinamentali (posticipato possesso, applicazioni, ecc.). In questo caso, a nostro modo di vedere, tali requisiti sussistevano, per cui abbiamo dato il nostro consenso alla delibera proposta. Ci sembra che in questo caso il Consiglio abbia saputo benconiugare le esigenze di rigore nell’esercizio della propria discrezionalità con quelle di funzionalità degli uffici giudiziari.
Il tema affrontato costituisce la risposta che il CSM ha dato ad un quesito proposto dal Presidente del Tribunale di Nicosia con il quale si chiedeva se la disposizione preclusiva dell’art. 13 comma 2 del D.lgs. n. 160/06, ossia l’impossibilità per i nuovi magistrati ordinari (ex uditori) di accedere subito, al termine del tirocinio, a funzioni requirenti, monocratiche penali o di gip/gup, fosse da applicarsi anche a coloro che, anteriormente al conseguimento della prima valutazione di professionalità, si trovassero già a svolgere tali funzioni. Per la verità, il quesito involgeva il caso specifico del collega Giuseppe Sepe, già destinato a funzioni monocratiche penali, ma il caso proposto ha imposto una risposta di carattere generale che spaziasse su tutte le tipologie di funzioni precluse, identica essendo per esse la disciplina di rigore anzicennata.
Il Consiglio, anche sulla scorta di un parere dell’ufficio studi, ha opportunamente considerato che, in mancanza di disciplina transitoria, la norma non possa operare retroattivamente, con la conseguenza che essa è da intendersi esclusivamente riferita alle assegnazioni future (ossia successive al vigore della legge) dei magistrati al termine del tirocinio, non invece estensibile a quei colleghi che, pur non avendo ancora conseguito la prima valutazione di professionalità, quelle funzioni (sostituto procuratore, giudice monocratico penale, gip/gup) già effettivamente esercitassero al momento dell’entrata in vigore del d.lgs. n. 160/2006.
Ma, al di là della contingente decisione del Consiglio, non può poi non rimarcarsi - con valutazione di tipo politico, estesa al profilo generale degli effetti che tale disciplina determinerà sull’efficienza della magistratura italiana - che l’impossibilità di accesso in prima destinazione, specie per gli uffici di Procura, cagionerà enormi disservizi sul piano dell’organizzazione e non meno della risposta di giustizia che dalla buona organizzazione procede. E’ vero che in atto pende un ddl (Atto Camera n. 3242 - Misure di contrasto alla criminalità organizzata) che tenderebbe al parziale superamento di tale preclusione. Infatti il suo art. 4 (“Servizio nelle sedi disagiate”), operando una sostanziale modifica dell’art. 1 della L. n. 133/98, introdurrebbe - per quanto qui rileva - una deroga al divieto d’accesso in Procura limitatamente però agli uffici ricadenti in sedi dichiarate come disagiate fino ad un massimo di 60; in tali casi al CSM, a legge varata, sarebbe consentito destinare a svolgere funzioni requirenti i magistrati ordinari al termine del tirocinio ma ad essi sarebbero assegnati procedimenti in coassegnazione con colleghi che avessero già conseguito la prima valutazione di professionalità. Ancorché norma non esattamente congrua ed ancora perfettibile, essa tuttavia avrebbe avuto il pregio di scongiurare quei disservizi quantomeno nelle zone di maggior disagio operativo; oggi, però, a fronte dell’intervenuto scioglimento delle Camere (a quel momento il ddl si trovava assegnato alla 2° commissione giustizia in sede referente del Senato), è da ritenere che esso sia ormai decaduto.